Il percorso di Autonomia repubblicana

Ci separa quasi un anno dalla decisione del Movimento Repubblicani Europei di divenire una corrente veltroniana provvisoramente esterna al Partito Democratico, decisione cui si oppose la mozione “Autonomia repubblicana”. Ci separano pochi mesi dal prossimo appuntamento elettorale: quello per il Parlamento Europeo. In questo quasi biennio non ancora finito l’elemento più rilevante nella politica italiana è il fallimento dell’Unione ovvero, di converso, la rivincita del berlusconismo.

Il fallimento dell’Unione si è consumato in due atti: la caduta del governo Prodi e l’uscita dal Parlamento di tutta l’area a sinistra del partito di Veltroni. La defenestrazione dell’Arcobaleno ha favorito il PD, evitandogli una sconfitta e consentendogli di monopolizzare l’opposizione a Berlusconi. Ma appunto il successo del PD, in termini di seggi, è maturato sull’esclusione delle sinistre classista, ecologista, postsocialista, e non contendendo consensi al centro e sottraendoli all’avversario vero. Di questo virtuale successo hanno profittato gli alleati che avevano accettato le condizioni di Veltroni: in larga misura il movimento di Antonio Di Pietro, ma anche il Partito Radicale e il MRE.

Ma se per Di Pietro e Pannella le condizioni furono poste a soggetti esterni all’Ulivo, per Musi e Sbarbati si trattò dell’epilogo di una strana vicenda interna all’Ulivo. “De jure” il MRE non ha mai aderito al PD, dunque non si è mai fuso né sciolto. “De facto”, dopo un sussulto di orgoglio e coerenza identitaria in piena estate 2007, il MRE è divenuto una corrente veltroniana esterna al PD. Il che ha comportato l’inserimento in quota veltroniana di candidati alle primarie piddine del 14 ottobre 2007, le candidature di Musi e Sbarbati in posizioni relativamente sicure (se paragonate ai risultati del 2006 nei rispettivi collegi) e infine l’ingresso di Luciana Sbarbati nei vertici del PD (in palese contrasto con lo statuto del MRE).

Il primo quesito cui rispondere per Autonomia repubblicana è proprio questo: continuare o no all’interno del MRE? Continuare (partecipando a un eventuale congresso) significherebbe avallare i comportamenti antistatutari dei vertici nazionali, a meno di denunciare l’amica Sbarbati al Collegio di Garanzia (così nel MRE si chiamano i probiviri). Continuare significa volersi far carico di quanto resta dell’esile struttura del partito a livello locale. Continuare significa anche supporre che un certo numero di consiglieri nazionali, magari anche membri della Direzione Nazionale, siano disposti a sottoscrivere le nostre tesi; ma hanno avuto già quasi un anno per farlo, o almeno per cercarci. Continuare significa anche essere condizionati a combattere una battaglia antipiddina, per coerenza al nostro atteggiamento sulle scelte sbarbatiane; ma la battaglia non è prioritariamente contro le altre forze della sinistra, in particolare contro la più rappresentativa.

Per tutte queste ragioni la mia propensione è per ritenere chiusa l’esperienza emmerista. E’ stata un’esperienza valida e utile finché si è trattato di costruire la Federazione dell’Ulivo. Non lo è stata più dal momento della fusione fra DS e Margherita. Non parteciperò dunque ad alcun congresso MRE e non rinnoverò la tessera.

La scelta di lasciare la pattuglia sbarbatiana al proprio destino ci lascia liberi da varj condizionamenti. In primo luogo ci pone in una situazione omologa a quella di tanti amici che hanno lasciato da tempo il MRE: ciò non significa la nostra adesione ai loro eventuali progetti, ma la facoltà di giudicarli senza vincoli di lealtà partitica. In secondo luogo ci consente la libertà di dialogare con tutte le sinistre, compreso il PD, con il quale ogni dialogo sarebbe inibito proprio a causa dei comportamenti di tanti emmeristi, sul modello della segreteria nazionale. In terzo luogo ci libera da preoccupazioni immediate di assetti strutturali: possiamo contribuire a costituire una rete di relazioni, a sviluppare un sistema di diffusione e confronto di idee, prima di dedicare tempo ed energie a un contenitore organizzativo.

Vorrei, al riguardo, sgombrare il campo da un equivoco importante. L’amico Paolino Penacchio esprime dubbi su eventuali rapporti con amici che guardano verso il PRI, a un’alleanza fra postliberali e postrepubblicani, a una prospettiva di centrismo laico. Ebbene, da questa prospettiva centro-liberista ci separa esattamente quello che ci separa dalle altre prospettive di sinistra, cioè la concezione del ruolo dello Stato. Che per i liberali di antica e recente scuola (e fra di loro non conto i liberaloidi del forzismo-populismo nostrano) deve essere ridotto ai minimi termini; mentre per i postcomunisti di tutte le scuole (compresa quella che dice di non essere mai stata comunista) deve essere ingrandito.

Storicamente il repubblicanesimo si pose, attraverso il cooperativismo, in alternativa sia al capitalismo fisiocratico sia al collettivismo totalitario. In tempi più recenti, sulla scia delle concenzioni economiche più moderne, che ispirarono già il New Deal di Roosevelt, il repubblicanesimo indicò nella programmazione il ruolo dello Stato nel governo dell’economia, dialetticamente alla libertà di mercato e alle esigenze dei lavoratori. Vi è dunque un solco chiaramente tracciato fra noi e quanti rifiutano ovvero esaltano la statalità. I quali ultimi in Italia non hanno certo prodotto una rivoluzione collettivista, bensì hanno contribuito grandemente allo sviluppo dello statalismo assistito.

Altrettanto chiaramente è tracciato il solco che ci separa dallo pseudofederalismo nostrano, in primo luogo dalla Lega Nord. l federalismo di Carlo Cattaneo e quello di Giuseppe Mazzini non sono in contraddizione, ma trovano espressione completa in due livelli diversi: quello peninsulare per Cattaneo e quello europeo per Mazzini. Nella tradizione repubblicana il federalismo si è affermato come formula europea, e proprio in contrasto con il confederalismo, sostenuto da altre componenti europee, più legate alla visione centralistica dello stato-nazione di ispirazione giacobina. Calando questa posizione nell’ambito italiano, il partito repubblicano si era distinto come uno dei più autonomisti: donde la battaglia per l’attuazione delle regioni e la posizione negativa sulla sopravvivenza delle provincie. E’ importante ricordare che il federalismo si contrappone al centralismo come modello organizzativo dello stato, e non all’unitarietà come elemento identitario della nazione. Si può essere dunque unitarii e federalisti nel contempo: questa è la nostra posizione in materia.

E infine è chiaro il solco che separa i nostri valori laici da quelli clericali, vecchi e nuovi. Anche questo (non solo questo) ci impedisce di aderire al Partito Democratico.

Delimitato il nostro territorio ideologico, dobbiamo ricordare quale è il nostro target elettorale. E’ proprio quello che è sfuggito e continuerà a sfuggire al PD: l’elettorato laico di centro-sinistra. Un elettorato che, in buona parte, nel 2008 avrebbe votato radicale, se Emma Bonino avesse avuto liste proprie. Un elettorato che, in parte, aveva votato per la Rosa nel Pugno due anni prima. Un elettorato, in parte, che votava verde prima che i verdi evaporassero nell’Arcobaleno. Soprattutto, un elettorato che non vota più, e quindi non vota più a sinistra. E’ a questa fetta dell’opinione pubblica che si rivolgono i laici progressisti, così come avrebbe dovuto fare il MRE, anziché adattarsi a contatti di vertice e consolarsi con inserimenti in quota.

Amici. in questa prima fase il nostro compito prioritario è fornire idee. “Le idee chiare della sinistra”, come diceva uno slogan del 1966, quando aderii alla Federazione Giovanile Repubblicana. Per me non è mai stato soltanto uno slogan.

Valerio Ari

2008 09 06

2 Risposte

  1. Corretta è l’indicazione del “target” a destra del pd ovvero al centro laico li dove c’è il consenso per noi, li e non in altri posti, dove qualche nostro simpatizzante vorrebbe portarci. Li vi è humus per zapateristi e bertinottiani, non per noi!

    Chi mi fa il favore di dire a quel xi febbraio sul forum comunista di POL.net che Alleanza Laica non si è accasata con nessuno? ma STA INTELLIGENTEMENTE CERCANDO UN CONTENITORE PER POTER OPERARE E FARE PROSELITISMO LAICO per poi poter ripartire autonomamente con una certa consistenza e robustezza di spalle?

  2. …altra cosa: veramente patetici quegli pseudo moderatori del forum mre su pol.net!!

Lascia un commento